Sant'Agata:patrona di Catania. (II parte)

Pag. 9/9

La festa di sant'Agata, sino ad alcuni decenni fa, era caratterizzata dalla processione delle candelore, grossi candelabri in legno, ornati di statue di angeli e santi, su cui sono raffigurate alcune scene del martirio della santa. Alti parecchi metri, anticamente donati dalle varie corporazioni di mestieri (che dal 1837 essendo state abolite prendono il nome di circoli agatini), rappresentano le offerte simboliche della cera alla patrona: attualmente le candelore che sfilano sono 11; durante questa processione, in particolar modo la sera si assiste ad uno spettacolo suggestivo di luci, grazie alla cosiddetta annaccata, cioè ai movimenti dei corpi, degli uomini che sfilano con le candelore. Il busto d'argento della santa, in cui sono riposte le reliquie, durante il resto dell'anno è collocato dentro un tempietto, nella cappella di Sant' Agata all'interno del duomo di Catania, ricco di opere d'arte e monumenti funerari dedicati a personaggi illustri. Nel 1890, a causa di un furto sacrilego, la cappella venne chiusa con una cancellata di ferro. Il busto, opera del senese Giovanni Di Bartolo, fu realizzato nelle officine papali di Avignone e giunse a Catania l'11 dicembre del 1376; è alto circa sessanta centimetri e impreziosito da ricami in argento e smalti, mentre sulla testa della santa poggia una pesante corona.
Anticamente il fercolo della santa veniva portato in processione dai nuri, devoti vestiti di bianco, colore della fede, a piedi scalzi, in ricordo della notte del 17 agosto del 1126, quando i catanesi uscirono scalzi dalle loro case per accogliere esultanti le ossa della santa, che erano state riportate da Costantinopoli; da allora durante la processione si indossa il cosiddetto sacco (sopravveste bianca e stretta alla vita con un cordoncino). Una tradizione oggi scomparsa, prevedeva la partecipazione delle donne alla processione della santa; esse venivano chiamate 'ntuppatteddi, perchè avvolte da uno scialle che lasciava scoperti soltanto gli occhi. Solo durante la festa della patrona, le devote godevano della libertà di potere uscire da sole facendosi corteggiare dagli uomini senza violazione del codice d'onore. Una tradizione ancora esistente- nata da una leggenda che narra la nascita di un ulivo selvatico nel luogo in cui la santa, mentre veniva condotta al suo processo, si chinò per allacciarsi un calzare- è quella di preparare, per devozione, dei dolcetti a forma di olive fatti con pasta di mandorle, chiamati "olivette di sant' Agata".

Scopri: La storia - Le tradizioni - Le ricette tipiche - I Canterini di Sicilia - L'onorata società

Tutto il materiale contenuto in questo sito è tutelato dalla legge sul copyright e sul diritto d'autore. Ogni riproduzione anche parziale è vietata.

Scrivici